1820

Vengono creati i giardini, su un’area lunga “due terzi di miglio” (1284 m) e larga “220 palmi” (58,20 m). I lavori hanno inizio il 12 gennaio e terminano a maggio dello stesso anno.

La realizzazione avviene ad opera del Prefetto del tempo: l’Intendente di Capitanata Nicola Intonti.

 

1822

L’Intendente Biagio Zurlo fa creare il boschetto con la consulenza di Felice Giordano, giardiniere napoletano che ne disegna la pianta a labirinto e ne cura i lavori. Alla fine del boschetto si staglia un piccolo romitorio con una statua di eremita.

 

1824

 Iniziano i lavori del Pronao, per volontà dell’allora Intendente il cavalier Nicola Santangelo, su progetto dell’architetto Luigi Oberty e sotto la direzione dei lavori dell’ingegnere Camillo De Tommaso.

 1826

Viene realizzato un orto botanico oltre la zona del boschetto.

  

1827

Viene costruito il tempietto in stile jonico presso il boschetto. Nello stesso anno, terminano i lavori del maestoso Pronao (o Propileo). Fu grazie anche ai continui interventi presso il Governo da parte del sindaco Tommasantonio Celentano che fu possibile la realizzazione della struttura. Il Pronao consiste in un porticato rettilineo sorretto da una doppia fila di ventotto grandi colonne doriche; il tutto è sormontato da un cornicione su cui s’alza un attico adibito a terrazzo. Tre gli ingressi ai giardini, fiancheggiati da una cancellata di ferro che corre intorno all’intero perimetro. La cancellata proveniva dalla Villa Reale di Napoli, acquistata dal Municipio di Foggia fu successivamente rimossa e donata alla Patria che la fuse per farne armi da guerra.

Ai lati del colonnato sorgono le due “Casine”: quella di destra destinata ad essere sala espositiva, quella di sinistra adibita a bar – pasticceria.

Le quattro finestre delle casine, due per edificio, vengono poi murate e trasformate in nicchie per ospitare le statue dei reali borbonici: Francesco I, Elisabetta, Ferdinando II e Maria Teresa, trasferite (dopo l’Unità d’Italia, nel 1867) nel Teatro Dauno.

Queste statute vennero realizzate da due allievi del Canova: Tacca e Angelini, verso il 1836.

Ai margini delle casine vengono edificate le due palazzine con ingressi su via Scillitani e via Galliani.

Alla fine dei giardini viene creato il laghetto artificiale abbellito con pietre del Vesuvio.

I giardini vengono adornati da numerose fontane: quella del “Mercurio” (con statua proveniente dalla vecchia farmacia Della Martora), la “fontana delle rane”, la “fontana delle Palme” (la più bella, all’ingresso della villa), la “fontana del Pezzente” o “Cascatella”.

 

1839

 Viene collocato nel tempietto del boschetto un busto in marmo di autore anonimo raffigurante Giuseppe Rosati.

 

Fine Ottocento

Viene costruita la piattaforma balaustrata per orchestrali al centro dei lunghi viali e la palazzina del custode. Si provvede all’ammodernamento del sistema di scolo delle acque e al passaggio dalla illuminazione a gas a quella elettrica.

Tra il 1880 e il 1890 viene ampliato l’orto botanico che diventerà, a fine secolo, un “Orto Agrario Sperimentale” con frutteti, vivai, vigneti europei ed americani e campi sperimentali. Vi verrà installato anche un pluviometro e diventerà centro di coltivazione dei bachi da seta.

 

Novecento

Tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, la villa viene abbellita con una serie di busti celebranti diversi personaggi celebri della città: Emilio Perrone, Antonio Mendolicchio, i fratelli Biondi, Moisé Maldacea, Lorenzo Scillitani, Francesco Rotundi. Dinanzi al prospetto di piazza Cavour vengono eretti due “pili” monumentali in pietra tranese levigata e bronzo, opera dello scultore tranese Antonio Bassi, con funzione di reggibandiera.

Nei primi anni del ‘900 viene qui spostata da Piazza Lanza, per volontà del Re Vittorio Emanuele III nei confronti del medico che non volle giurargli fedeltà la statua, appunto, di Vincenzo Lanza.

Negli anni 1920/1925, a seguito di atti vandalici a danno del busto del Rosati, si sostituisce lo stesso con un nuovo busto in pietra dello scultore foggiano Beniamino Natola.

Negli anni ’30 viene piantato un pino dedicato ad Arnaldo Mussolini, prematuramente scomparso. Il verde dei giardini è ridefinito ed arricchito di nuovi monumenti.

Nel 1943, il 22 luglio, un feroce bombardamento accompagnato da un mitragliamento a bassa quota, si abbatte sulla villa e la popolazione lì rifugiata o in transito. Vengono colpiti: il pronao, che si macchierà del sangue delle vittime e resterà mutilo per parecchi anni, la casina adibita a bar, diversi busti, monumenti ed alberi. Verranno distrutte dalle bombe anche le numerose fontane e disperse alcune statue.

Dopo il Secondo Conflitto Mondiale il bosco viene depredato dalla popolazione in cerca di legname.

Negli anni seguenti avviene la lenta ricostruzione della Villa, con il Pronao restaurato secondo il disegno originale ma leggermente arretrato.

Nel boschetto viene depositata, nel verde, una fontana in pietra dello scultore tranese Antonio Bassi, prima collocata nel Mercato Coperto del centro storico.

Nel 1966, il busto di Rosati, danneggiato dai bombardamenti, viene sostituito da uno in bronzo modellato dallo scultore sanseverese Salvatore Postiglione.

Nel corso degli anni la Villa assume l’aspetto attuale, con il parco giochi, i diversi chioschi, la locomotiva a vapore (recentemente mutata nella propria collocazione su consiglio dell’artista scomparso Mario Soro) e il “Giardino delle Fragranze”. Sono recenti gli interventi di riqualificazione che hanno visto sorgere la fontana con i giochi d’acqua vicino all’ingresso principale.

Dopo il 2005 la Villa di Foggia viene ribattezzata “Parco Urbano Karol Wojtyla” in onore del papa recentemente beatificato.

 

FONTI

 

 www.manganofoggia.it

 

V. Salvato, Foggia, città, territorio, genti, Grenzi 2005